14 Gennaio 2022
Le Sezioni Unite hanno risolto il contrasto interpretativo sorto circa i contratti di fidejussione conclusi a valle di intese dichiarate parzialmente nulle dall’antitrust. Il riferimento è a quei contratti di fidejussione che riproducono pedissequamente gli articoli n. 2, 6 e 8 dello schema ABI di fidejussione dichiarati nulli dal provvedimento della Banca d’Italia n. 55/2005. La soluzione adottata dalla sentenza n. 41994/2021 è stata quella della NULLITA’ PARZIALE ex art. 1419 c.c. dei contratti in questione, limitata alle SOLE CLAUSOLE riproducenti gli articoli dello schema ABI summenzionato, senza che sia automaticamente travolto l’intero contratto di fidejussione.
Per comprendere le implicazioni pratiche-attuative della sentenza, considerando anche la funzione nomofilattica della Corte di Cassazione a maggior ragione a Sezione Unite, è bene ripercorrere le previsioni dello schema ABI in questione. Gli articoli 2 e 8, in sostanza, prevedono la permanenza dell’obbligazione fideiussoria a fronte delle vicende estintive e delle cause di invalidità che possono riguardare il pagamento del debitore o la stessa obbligazione principale garantita mentre l’art. 6 contiene la rinuncia del fidejussore al termine dell’art. 1957 c.c.
Per i fidejussori di contratti contenenti tali clausole si tratta di una pronuncia particolarmente significativa, volta a riportare un equilibrio tra le posizioni dei contraenti. Di fatto tali fidejussori hanno oggi un nuovo importante strumento di tutela che consentirà loro di giovarsi sia di vicende estintive e cause di invalidità dell’obbligazione principale sia dell’eventuale inerzia dell’istituto bancario nel promuovere o continuare tempestivamente le iniziative nei confronti del debitore principale.
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